In questo periodo di nuovo confinamento (in Fancia) e di coprifuoco (in Italia), ci sembra interessante parlare delle epidemie di colera che regolarmente colpivano l'Italia e la Sicilia nei tempi passati.
Ci fermeremo soprattutto sulle epidemie del 19° secolo, in particolare quella che impreversò negli anni 1885-1887, e che valse al Professore Emanuele Paternò la "Medaglia d'oro" della città di Palermo.
Riportiamo qui di seguito alcuni estratti del libro dell'Avvocato Francesco Maggiore-Perni "Palermo e le sue grandi epidemie dal secolo XVI al XIX, Saggio storico statistico". Palermo, Stabilimento Tipografico Virzì, 1894.
Se facciamo un riferimento alla situazione attuale, constatiamo che a quell'epoca il Governo lasciava molta più libertà ai Sindaci per l'organizzazione della prevenzione e del controllo dell'epidemia.
“Era allora Sindaco il marchese Ugo, uomo di forte fibra e di ferme risoluzioni, che volle ad ogni costo e senza badare a spese salvare la città e la Sicilia. Anzitutto si mise di accordo coi Sindaci delle grandi città marittime, ed agire di concerto con azione comune e inalterata; il Prefetto conte di Bardessono l'appoggiò; il governo lasciò libertà di preservarci dal male, e Palermo e 1' Isola furono salve.” (pag 347)
Ecco cosa riporta il "Giornale di Sicilia" il 28 agosto 1885 :
“Anche il nostro Municipio ha diretto un altro voto al Governo, perché a vantaggio dell'isola nostra vengano adottate quelle provvidenziali misure di previdenza, che valsero a tener lungi da noi il terribile morbo d'Asia.
L'interesse del Municipio per la pubblica salute è degno di lode ed è a sperare che dopo le insistenze di tutta la stampa palermitana e siciliana e il voto emesso dal Municipio e da noi ieri riportato in cronaca voglia il Governo provvedere presto.”